IL COMPORTAMENTO DEL CANE DALLA NORMALITÀ ALLA PATOLOGIA
È stato realizzato un incontro il 14 febbraio del 2003 presso l'Università di Milano dove i relatori prof. Corrado Carenzi e prof. Ottaviano Pozza hanno sottolineato l'importanza degli aspetti comportamentali nel cane da compagnia. Il prof. Carenzi ha evidenziato come nel rapporto uomo - animale, il problema comportamentale assuma un peso notevole, basti pensare che è ormai la prima causa di eliminazione dell'animale stesso (eliminazione intesa come eutanasia, sia come abbandono o cessione a canili e rifugi). Il Prof. Pozza dal suo canto ha ribadito come scaturisca sempri più l'esigenza di un "analista comportamentale". Si è parlato molto di etogramma e dai sistemi di comunicazione. Per etogramma del cane si intende il suo normale repertorio comportamentale tipico della specie. Il comportamento deriva da tutto ciò che è programmato a livello genetico e da tutto ciò che il soggetto "impara". Il genotipo è il risultato della selezione naturale e della selezione fatta dall'uomo. Non è solo un discorso di specie o di razza, ma anche di variabilità individuale che risente notevolmente sia delle tendenze reattive che delle fasi di sviluppo. Per quanto riguarda invece ciò che l'individuo impara dall'ambiente, tutti gli stimoli che provengono dal'esterno e dall'interno colpiscono l'animale facendogli fare esperienza. L'esperienza verrà poi utilizzata per affrontare nuove situazioni (processo di apprendimento). L'etogramma è quindi determinato dall'evoluzione filogenetica della specie o razza e dallo sviluppo del singolo individuo nel suo ambiente. Dato che esso comprende la gamma completa delle reazioni normali di un individuo, conoscere l'etogramma consente distinguere fra ciò che è normale da ciò che si scosta della normalità. Le caratteristiche comportamentali hanno fasi di sviluppo ben precise: fase prenatale (1° e 2° settimane di vita), fasi di transizione (3° settimana di vita ) e fasi di socializzazione (dalla 3° a 4° settimana fino alla 7° settimana; con l'uomo dalla 7° settimana alla 10°-12° settimana). Quest'ultima fase è particolarmente importante per lo sviluppo comportamentale del cane. Si tratta di un periodo sensibile o "critico" durante il quale il cucciolo deve essere esposto a stimoli appropriati per riuscire a sviluppare successivamente un adeguato repertorio di risposte comportamentali. Un'alterazione di una di queste fasi risulta indelebile nello sviluppo comportamentale del cane.
I SISTEMI DI COMUNICAZIONE CANINA
La comunicazione sociale è un processo attraverso il quale il comportamento di un individuo influenza il comportamento di un altro individuo. Una comunicazione efficace è fondamentale per le relazioni intra e interespecifiche. Fra i diversi sistemi utilizzati del cane per comunicare, i segnali visivi (posture e mimica facciale) costituiscono un aspetto fondamentale, in quanto hanno anche la funzione di indicare la posizione gerarchica dell'animale all'interno del gruppo. La conoscenza del linguaggio posturale canino è utile per prevenire una serie di spiacevoli situazioni legate spesso a scorrete interpretazioni da parte dell'uomo. Due aspetti vanno inoltre sottolineati: da una parte, il cane domestico ha assunto segnali neotenici che hanno modificato questo linguaggio posturale; a ciò hanno contribuito anche gli interventi del taglio della coda e del taglio delle orecchie realizzati dell'uomo in certe razze. Dall'altra , il proprietario spesso associa intenzioni "umane" (cane che fa i dispetti) a comportamenti manifestati dall'animale che, in realtà, hanno una specifica funzione e sono frutto di una associazione di stimoli più che di un processo di apprendimento. Per quanto riguarda la comunicazione acustica invece, le parole dell'uomo costituiscono per il cane dei segnali paraverbali. Il cane non comprende il significato semantico delle parole, ma solo il tono di voce e il contesto in cui vengono dette.
APPRENDIMENTO E TECNICHE DI MODIFICAZIONE COMPORTAMENTALE
Il cane impara quando si gli insegna ma, in modo del tutto casuale, anche dall'ambiente. Per prevenire la comparsa di disturbi comportamentali è quindi necessario insegnare ciò che si desidera da lui. Questo è l'obiettivo dell'educazione intesa come quell'insieme di tecniche mirate all'acquisizione di comportamenti specifici che consentano al cane una convivenza pacifica all'interno del branco. Per fare ciò l'educazione si avvale di metodi non traumatici ma decisi e coerenti che tengono conto, oltre che delle caratteristiche etologiche dell'animale, anche dei diversi sistemi di apprendimento.Come definizione, l'apprendimento è una modificazione relativamente persistente del comportamento che ha luogo per l'effetto dell'esperienza. Fra i vari sistemi di apprendimento, oltre l'imprinting che nel cane si verifica nel periodo critico (da 3-4 a 10-12 settimane di vita), cè l'abitudine, il condizionamento classico e il condizionamento operante, il gioco, l'imitazione/facilitazione sociale e l'insight. Le tecniche comportamentali attualmente utilizzate per modificare comportamenti indesiderabili, si rifanno proprio ad alcuni di questi processi di apprendimento. Primo fra tutti l'abitudine che è anche definito processo di apprendimento negativo poiché comporta alla riduzione o alla scomparsa della risposta in seguito a ripetute presentazioni dello stesso stimolo che , in genere, ha scarso o nessun significato per l'animale. Nella terapia comportamentale si utilizzano tecniche di diretta conseguenza dei processi di apprendimento:
- l'estinzione: indebolimento progressivo di una risposta che viene ripetutamente evocata senza rinforzo
- la desensibilizzazione sistematica: il soggetto viene condizionato a rilassarsi in presenza di singole componenti dello stimolo pauroso presentate inizialmente ad intensità ridotta e poi progressivamente crescente;
- il controcondizionamento: il soggetto viene condizionato ad assumere un comportamento che risulta incompatibile con quello che si vuole eliminare;
- il modellaggio: serie di passi successivi che portano gradatamente il soggetto a manifestare il comportamento desiderato.
PREVENZIONE DEI PROBLEMI COMPORTAMENTALI
In un discorso di prevenzione, il veterinario svolge un ruolo molto importante. Tocca a lui cercare di cogliere quelle che sono le aspettative e le esigenze del futuro proprietario e consigliarlo nella scelta che sta per effettuare. Il proprietario deve imparare a manipolare spesso il cane per renderlo meno timoroso, conoscere le abitudine eliminatorie del cucciolo e la necessità di abituarlo gradatamente agli stimoli nuovi. Il proprietario deve poi rendersi conto che, al sorgere di un problema comportamentale, l'addestratore non sostituisce l'intervento comportamentale in quanto non si tratta di un comportamento inadeguato, bensì di un comportamento non normale. Da qui l'importanza di imparare a riconoscere nel proprio animale ciò che è normale da ciò che non lo è, in modo da intervenire tempestivamente.
PROBLEMI COMPORTAMENTALI
L'origine dei problemi comportamentali tiene conto delle caratteristiche individuali genetiche, delle caratteristiche ambientali, nonché degli atteggiamenti del proprietario. Ci sono 5 aspetti che consentono di valutare un comportamento e di definirlo come normale o patologico:
- linguaggio posturale;
- l'intera sequenza comportamentale;
- il contesto in cui si verifica determinato comportamento;
- l'intensità del comportamento;
- la frequenza del comportamento;
Fra i principali problemi comportamentali riscontrati nel cane abbiamo: l'ansia della separazione, le paure e l'aggressività. Per quanto riguarda le forme di ansia, non sempre facile la diagnosi corretta, visto che le manifestazioni sintomatiche possono essere assai diverse da soggetto a soggetto. Questo tipo di problema richiede una terapia molto lunga, sia per quanto riguarda l'intervento comportamentale, sia per un eventuale supporto farmacologico, e sono assai frequente le ricadute. I rumori forti, piuttosto che i temporali sono invece fra le principali cause di paure e fobie, provocando nell'animale reazioni di esitamento, di fuga o veri e propri attacchi di panico. La terapia comportamentale si avvale in questo caso delle tecniche di desensibilizzazione e di controcondizionamento. Anche in questo caso può essere utile il ricorso a una terapia farmacologia. Ma , il primo posto nell'elenco dei problemi comportamentali è senza dubbio occupato dall'aggressività nelle sue diverse forme (da dominanza, da paura, protettivo-territoriale, intraspecifica, predatoria, per citare le più diffuse). L'aggressività non può essere curata, ma solo efficacemente controllata. Nella valutazione dei rischi, bisognerà prendere in considerazione diversi aspetti come la taglia dell'animale, il suo stato di salute (organico e comportamentale), il linguaggio posturale, la sequenza comportamentale che accompagna l'aggressione, il contesto in cui si verifica e se si tratta di un'aggressività offensiva o difensiva.