L’HERPESVIROSI DA HERPES CANI
In questo ultimo periodo ci sono pervenute numerose segnalazioni su sintomatologie presenti in alcuni allevamenti che, verificate o meno, fanno capo ad un’unica causa, poco conosciuta ma molto diffusa: l’herpesvirus (herpes canis).
L’herpesvirosi da herpes canis è una patologia diffusa in tutto il mondo. Fondamentalmente legata all’allevamento riesce ad infettare, all’interno di una stessa comunità, circa il 90% dei soggetti.
Patologia poco studiata ha però una incidenza altissima perché legata alla sfera riproduttiva e quindi alla vita stessa dell’allevamento.
L’herpesvirus può quindi rappresentare un gravissimo danno al settore riproduttivo dell’allevamento.
EFFETTI SULL’ALLEVAMENTO
Le conseguenze dell’infezione in un allevamento sono rappresentate da:
- possibile diminuzione della fertilità;
- persistenza dell’infezione;
- aborto, riassorbimento dei feti, mummificazione dei feti, mortalità neonatale;
- perdita di una o più cucciolate;
- convivenza dell’infezione da herpesvirus con altri problemi patologici.
SINTOMATOLOGIA
Possiamo osservare varie forme di malattia legate a quest’infezione:
a) La forma neonatale si osserva in cuccioli di età inferiore alle due settimane ed è dovuta alla contaminazione da
parte della madre durante e subito dopo il parto.
Se da una parte il soggetto adulto non presenta alcuna sintomatologia, i cuccioli, nella forma setticemica, presentano sintomi inconfondibili quali:
- perdita di appetito;
- abbattimento;
- emissioni di feci molli di colore verde-giallastro;
- vomito e presenza di bava;
- guaiti continui;
- movimenti e tremoli continui degli arti
La zona addominale diventa dolorante, il fegato s’ingrossa dando origine a disfunzione epatica.
Alcuni cuccioli sviluppano sintomatologia a carico dell’apparato respiratorio e scolo nasale.
Altri ancora sviluppano eruzioni cutanee sull’addome.
Possono comparire emorragie dal naso e contusioni sulle mucose e sull’epidermide.
Alcuni cuccioli potrebbero mostrare interessamento al sistema nervoso con sviluppo di cecità e perdita di equilibrio.
I cuccioli muoiono solitamente dalle 24 alle 48 ore dalla conclamazione dei sintomi, vale a dire in un lasso compreso tra 4 e 10 giorni dalla nascita.
All’interno della cucciolata il virus si sparge velocemente essendo i cuccioli infettati altamente contagiosi.
La sopravvivenza dei cuccioli avviene principalmente per un fattore: da alcuni studi è infatti emerso che il virus prospera ad una temperatura intorno ai 37.2°C, questo potrebbe spiegare il perché i cuccioli più vecchi sono meno a rischio di infezione sviluppando una temperatura corporea di circa 38.3°C
Non è raro in cuccioli sopravvissuti notare danni neurologici permanenti.
Non tutti i cuccioli esposti al virus dimostrano i sintomi sovradescritti, alcuni dopo una leggera congestione recuperano in alcuni giorni.
b) Talvolta nei soggetti adulti il virus può dare origine a microlesioni delle mucose, facilmente scambiabili per
altri tipi di lesioni.
c) A seguito dell’infezione trasmessa per via oro-nasale o genitale il virus può colpire la placenta dando origine a:
- aborto;
- riassorbimento dei feti;
- mummificazione dei feti;
- mortalità neonatale
Il virus in questione può causare una congiuntivite associata o meno ad una forma respiratoria.
TRASMISSIONE
La trasmissione del virus può avvenire per:
- via venerea;
- via transplacentare;
- oro-nasale (quest’ultima è quella più importante ed è soprattutto attraverso di essa che i cuccioli appena nati si infettano);
- da altri cuccioli che abbiano contratto il virus.
Dopo la nascita il virus si propaga ai cuccioli ed alla madre.
I materiali infettivi sono costituiti da:
- secrezioni nasali sino a 15 giorni dopo l’infezione;
- secrezioni genitali sino a 20 giorni dopo l’infezione nel maschio e 16 giorni nella femmina;
- feto ed invogli fetali in caso di aborto;
- la maggior parte delle secrezioni dei cuccioli infetti, come saliva, lacrime, urina ,feci, ecc.
In rapporto con la risposta immunitaria del cane, questa infezione può decorrere in modo inapparente, manifesta ma circoscritta ad un apparato o generalizzata.
Nelle femmine, al momento dell’inizio del calore, si può osservare una virulentazione di tale agente infettivo, con la comparsa di lesioni sotto forma di vescicole in corrispondenza dei genitali esterni, che poi tendono a scomparire spontaneamente con la fine del calore.
DIAGNOSI
La principale diagnosi è quella di far esaminare gli eventuali cuccioli morti.
L’esame più rapido e semplice che può indicare la presenza dell’infezione è quello di far sezionare longitudinalmente (a panino) un rene di un cucciolo sospetto di infezione.
Delle micro emorragie diffuse daranno la conferma dell’infezione.
Ugualmente i test sierologici distribuiti sui soggetti "a rischio" dell’allevamento daranno la misura della propagazione dell’infezione.
In molti casi l’herpesvirus è diagnosticato erroneamente come parvovirus e coronavirus.
CONTROLLO DELL’HERPESVIROSI
L’herpes canis fortunatamente si dimostra assai sensibile all’azione di vari disinfettanti:
- ammonio quaternario;
- formalina;
- cloramina;
- derivati fenolici;
- ecc.
ad altri fattori quali solventi dei lipidi, calore, pH acido, mentre risulta stabile a temperature inferiori a +4 °C.
Se da una parte è stato recentemente introdotto in commercio un vaccino specifico da utilizzare per ogni calore (questo perché il virus conferisce una immunità piuttosto debole, e gli anticorpi di cui induce la formazione non persistono in genere per più di due mesi), dall’altra, alla conclamazione del virus nella cucciolata si possono adottare alcuni accorgimenti per "arginare" i danni dati dall’infezione:
- riscaldare i cuccioli per mantenere una temperatura corporea intorno ai 37°C, tramite tappetini riscaldati reperibili in commercio;
- iniettare della soluzione fisiologica per via sottocutanea al fine di evitare la disidratazione;
- nutrire per i primi giorni i cuccioli con glucosata.
Superate le sei settimane d’età i cuccioli esposti al contagio hanno maggior probabilità di recupero.
I cuccioli sopravvissuti svilupperanno una situazione asintomatica divenendo portatori sani del virus.
È chiaro che l’ideale sarebbe non utilizzare nè introdurre in allevamento soggetti positivi all’infezione.